Se l’importanza della letteratura per la filosofia è una costante facilmente ritrovabile nel lavoro di Deleuze, a partire dai suoi primissimi testi fino a Critica e clinica, è comunque possibile isolare le tappe che corrispondono alle indicazioni programmatiche relative a tale relazione. In questo senso, occorre evidenziare innanzitutto il ruolo altamente filosofico conferito a Marcel Proust (1964), in particolare per quanto riguardo l’elaborazione di una critica radicale dell’immagine del pensiero; l’intenzione di stabilire un’alleanza o una complicità con gli scrittori contemporanei per creare un nuovo tipo di libro, al confine tra filosofia e sperimentazione letteraria, così come emerge nelle prime pagine di Differenza e ripetizione (1968); il “manifesto” per una letteratura minore, ossia il Kafka di Deleuze e Guattari (1975); la proposta di un nuovo statuto del libro, in quanto rizoma e molteplicità, aperto al fuori e in grado di esprimete una cartografia dei divenire, dei nomadismi del pensiero e della micropolitica, come si è venuta tessendo da “Pensiero nomade” (1972) a Mille piani (1980). Infine, con Che cos’è la filosofia? (1991) e Critica e clinica (1992), quel che in Logica del senso (1969) veniva annunciato come relazione tra sintomi, divenire ed eventi, trova la sua formidabile concretizzazione nella prospettiva politica di un popolo a venire, sempre minore, nomade, che vive «negli atomi dello scrittore».
Quale ruolo potrebbe giocare oggi questa prospettiva, estremamente ricca, sulla letteratura, di fronte agli eventi geopolitici che stanno caratterizzando le prime due decadi del XXI secolo, ai sintomi dei nuovi fascismi e di una trasformazione antropologica sconcertante, condotta dal capitalismo delle piattaforme digitali? In altre parole, con quali forme e stili letterari, quali autori, quali territori e deterritorializzazioni la filosofia potrebbe allearsi e diventare complice, per continuare a sognare, e quindi a virtualizzare, i tratti di questo popolo a venire? Quali sintomi letterari possono aiutarci a sviluppare una clinica filosofica che sappia lottare contro le passioni trisiti della nostra epoca, quella della «assenza di epoca» (Blanchot), dell’Antropocene, del nichilismo digitale e del nazional-reti-socialismo che monta dal fondo della stupidità e del risentimento programmati, calcolati e alimentati dal capitalismo contemporaneo?
Tra i possibili temi:
- Geofilosofia e letterature minori
- Scrivere al tempo delle reti social: tra continuare a resistere e la necessità di inventare
- Metamorfosi della letteratura
- Letteratura e teoria postcoloniale
- Letteratura come sintomatologia: quali prospettive per il XXI secolo?
- La filosofia contemporanea e le teorie letterarie, tra tradizione e sperimentazione
- Ecologia e letteratura: nuovi territori del senso?
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