La Deleuziana inizia a festeggiare i suoi primi 10 anni di vita con una nuova rubrica…
Ogni personaggio concettuale è il nome proprio di un’esigenza, e la nostra esigenza si chiama Josefine. La topolina cantante di Kafka festeggia quest’anno i cent’anni, e sale sul palco pronta a intonare il suo fischio. L’auditorio è pieno: travolto dall’inquietudine del quotidiano, il pubblico invoca a gran voce l’incantesimo infantile di Josefine, la sua sorprendente capacità di fare di qualcosa di ordinario, come il fischiare, un momento solenne. Eppure, il pubblico riunito intorno non si capacita del suo grande effetto: una delicatezza? Una debolezza? La potenza del suo canto non sta certo nel suo talento, bensì nel fatto che quella flebile vocina riesce nell’impresa di trasformare gli astanti in comunità, il pubblico in popolo. Di Josefine ci si prende cura, e al contempo la si ascolta. Non si erge a guida, eppure crea uno spazio all’interno del quale una comunità potenziale, a venire, si afferma come nuova istituzione, dai tratti effimeri.
Qualcosa dell’infanzia e della vita attiva di oggi de La Deleuziana trova in Josefine un’alleata, un’interprete in grado di rendere vive opere e dibattiti. Il suo fischio roco dà voce a filosofe e filosofi, crea comunità intorno ai loro lavori, sviluppa percorsi paralleli rispetto a quelli della rivista, comparendo in angoli nascosti o con gran frastuono sui diversi canali che sceglie. Con gesto arbitrario, spesso dettato dall’affettività, Josefine si esibisce dove e quando desidera, portando sul palco il proprio spettacolo…