Editoriale 0

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Desiderare una rivista di filosofia contemporanea significa innanzitutto rispondere a una necessità, tanto teorica quanto vitale. La necessità che avvertiamo è quella di produrre pensiero nonostante e proprio di fronte alla crisi generalizzata – dell’economia, dei legami e del senso –, alla chiusura di ogni orizzonte di alternativa, sia essa critica o creatrice, nonché alla dispersione dei saperi e all’atomizzazione dei ricercatori. È questa urgenza che ha consentito il formarsi di un gruppo di studiosi, accomunati da una passione travolgente: il pensiero di Gilles Deleuze. Non è tuttavia nostra intenzione proporre una rivista su Deleuze, né tantomeno fare del suo pensiero un territorio esclusivo o privilegiato. Piuttosto, sarà unicamente lo spirito della rivista ad essere deleuziano e, in tal senso, La deleuziana ha l’ambizione di dar luogo a una deterritorializzazione delle analisi e delle suggestioni di Deleuze, trasportandole nel presente e facendole lavorare in vista di quei conflitti a cui attualmente è chiamata a rispondere la filosofia.
Questo nostro desiderio non può che procedere di pari passo con un’ulteriore necessità, quella di incontrare altre prospettive e sperimentare così alleanze inedite, persino scomode o improbabili se, appunto, si rendono necessarie per poter respirare un po’ di possibile, che è poi l’ossigeno del pensiero. Ma se d’altronde è lo spirito da cui nasce il nostro incontro ad alimentare lo sguardo, sarà immediato il sentirlo risuonare, con tutta la sua forza suggestiva, in primo luogo nelle sezioni tematiche della rivista, che prendono il nome da alcuni passaggi celebri della creazione concettuale deleuziana: necessità/concetti (rubrica che ospita articoli di taglio analitico centrati su di un focus particolare, su un concetto o una prospettiva filosofica); sintomatologie (sezione sociale e politica, attenta ai problemi delle soggettività contemporanee e agli autori che se ne occupano); occhi rossi (rubrica attenta a relazioni, incontri, incroci tra filosofia, letteratura, arti…); regioni/vicinanze (con cui indagare i rapporti tra filosofia e altri piani: scienza, tecnologia, medicina… ); nuove armi (che consiste nella presentazione di prospettive filosofiche inedite); anomalie (testi che non rientrano nel tema monografico del numero, ma che al tempo stesso riteniamo urgenti nel preciso momento in cui la rivista viene pubblicata); precursori (testi che lanciano o anticipano il tema del numero successivo).
Inoltre, basta guardare al tema del numero pilota, che qui presentiamo, per intravvedere una dinamica simile: si parte infatti da una prospettiva decisamente deleuziana, quella riguardante la critica della creatività, sebbene gli interlocutori delle nostre analisi siano molteplici e non per forza allineati o vicini al filosofo francese, e la si fa “divenire altro da sé”, grazie ad argomenti e punti di vista diversi. Per di più, proprio come l’idea della rivista, anche il tema in questione nasce da un incontro tra singolarità eterogenee ma riunite attorno a un desiderio comune: provare a pensare (nel)la contemporaneità.
L’incontro ha avuto realmente luogo nel settembre del 2013, sotto forma di un laboratorio filosofico, al quale hanno preso parte otto studiosi, e che si è svolto a Forlì, nella cornice della ventesima edizione del Festival di performance e filosofia Crisalide, diretto da Masque teatro. In questo incontro, i partecipanti hanno lavorato per tre giorni, incrociando analisi, critiche e proposte centrate sul tema della crisi della creatività, della sua decadenza indotta dal marketing e dall’economia politica vigente, ma anche sulle possibilità e sulla necessità di un’autentica creazione – artistica, concettuale e politica – nell’epoca del capitalismo cognitivo e dell’indebolimento dell’immaginazione. Si è trattato di uno scambio serrato, anche faticoso ma sicuramente onesto, fertile e stimolante, al punto che la promessa intrinseca alle giornate del laboratorio è stata la continuazione dei lavori con altri mezzi, ossia con la composizione di saggi che tenessero conto del confronto e che provassero a spingerlo un po’ oltre. Ecco allora che questo numero pilota, il cui titolo “Critica della ragion creativa” è omonimo a quello del laboratorio, vuole essere la testimonianza che la promessa è stata mantenuta.
Il discorso sul tema, tuttavia, non si è fermato qui. In un secondo momento, infatti, la prosecuzione dei lavori e l’ampliamento del nucleo originario si sono direzionati in vista di una molteplicità espressiva dei contributi, attraverso il coinvolgimento di altri studiosi e filosofi di diverse nazionalità. Tale caratteristica espansiva ed eterogenetica continuerà a contraddistinguere tutti i numeri a venire, rispecchiando la composizione internazionale della redazione della rivista e il suo desiderio di coinvolgere una rete sempre più ampia di ricercatori. E se “Critica della ragion creativa”, pur rodando già le rubriche sopra menzionate e ospitando anche saggi di autori stranieri – nonché in diverse lingue –, non può ancora, proprio per il fatto di essere il numero pilota, corrispondere del tutto nei criteri di raccolta dei contributi alla linea della rivista, a partire dal primo numero, per garantire la scientificità e la pluralità dei contenuti, si provvederà a selezionare i saggi a partire da una call for paper, e a sottoporli a blind review, usufruendo di un vasto gruppo di referee.
Nel ringraziare coloro i quali hanno creduto alla nascita di questo progetto editoriale, invitiamo anche i lettori a indicare i limiti di questo numero e a suggerire i temi futuri di La deleuziana. Un’intera redazione, infatti, non è comunque sufficiente a placare una rivista che desidera…

 

 

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