I milieux del desiderio

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Nella società contemporanea il desiderio sembra prendere la forma di un mostro a due teste. La prima testa, impegnata nella ricerca costante di soddisfazione immediata – dal consumo pornografico al gioco degli incontri online – rincorre la lusinga seguendo una logica della sostituzione e si esercita nelle (auto)narrazioni dell’”io” per tramite di uno schermo. La seconda testa subisce invece la sistematica confisca del desiderio, che culmina nell’insorgenza di uno stato generalizzato di depressione, di ansia e di perdita di stima di sé. Se la prima si inserisce in quello che potrebbe persino essere considerato un aspetto piacevole delle relazioni interpersonali, la seconda si dispiega in una realtà temporale nella quale gli affetti tristi proliferano emergendo dallo sfondo della deresponsabilizzazione politica. Così inteso, il desiderio appare una creatura davvero strana: una bestia che si insinua nei meandri della vita quotidiana e si meccanizza proporzionalmente al nostro ricorrere a supporti artificiali. Questa rappresentazione però, pur offrendoci un corno della questione, rischia di perdere un aspetto fondamentale dell’interrogazione sul desiderio, che non si presenta né nei termini di oggetto da possedere né in quelli, in parte correlativi, di un processo di identificazione. Spazio di potenzialità, il desiderio è infatti incontro, dinamica relazionale nel qui e ora che crea flussi e sensazioni intangibili, forza multicentrica che si situa nel campo liminare del divenire. Prestare attenzione al campo nel quale il desiderio può emergere significa allontanarsi da quella interpretazione restrittiva che consiste nel comprendere distributivamente il desiderio come oggetto da possedere o fantasma da soddisfare.

In una epoca in cui il futuro sembra aver perso il proprio potenziale collettivo, come può il desiderio diventare una piattaforma interdisciplinare per trattare politicamente le questioni di attivismo ambientale, di lotta sociale, di resistenza intellettuale e di impegno artistico? Le sfide politiche così aperte sono legate a doppio filo alla nostra capacità collettiva di investimento nel futuro, e spingono il campo di indagine al di fuori del quadro teorico tratteggiato tra identificazione e oggettivazione. Questo numero de La Deleuziana rilancia la questione insistendo sul rapporto tra milieu e desiderio: che cos’è un milieu desiderato, desiderante e desiderabile? Una direzione possibile ci sembra quella di provare a pensare i milieux del desiderio come luoghi all’interno dei quali si possono coltivare gli aspetti cooperativi dell’investimento libidinale, consentendo al futuro di mantenere la promessa di uno spazio comune desiderabile. Se la maggior parte delle relazioni d’oggi è controllata da modelli computazionali indotti, l’invito che qui si rivolge, in continuità con i numeri precedenti ma da un punto di vista che dal critico-diagnostico passa al propositivo, è quello di interrogare quello spazio d’incontro in cui si dispiegano le operazioni relazionali che le strutture algoritmiche anticipano per noi. La posta in gioco dell’evoluzione sempre più sfrenata del nostro mondo computazionale sarà allora la possibilità stessa di un approccio creativo, inventivo, e di conseguenza desiderante, che si emancipi dalle coordinate spazio-temporali imposte dalle piattaforme digitali. Considerando inoltre l’importanza delle nuove zone tecniche d’intimità che si creano nella società contemporanea, questo numero mira a mobilitare delle metodologie e dei quadri concettuali atti a sfrangiare i confini disciplinari. Ecco che scienze della comunicazione e dei media, arti dello spettacolo, filosofia, studi coloniali, ma anche storia e psicanalisi, si esercitano contaminandosi in una vicendevole risemantizzazione, proprio a partire dalla domanda su quei milieux che del desiderio si nutrono. Nel suo essere forza determinante del divenire-altrimenti nel mondo, la triade modulare del desiderio – desiderato, desiderante e desiderabile – innerva la promessa di una responsabilità politica nuova come strumento indispensabile per rivalutare i margini di possibilità e per rendere conto dei modi diversi, complessi e multipli dell’essere-insieme.

Al fine di creare uno spazio aperto a molteplici punti di vista e di accogliere una pluralità di voci provenienti da diversi campi metodologici, invitiamo gli autori a proporre contributi tra le 3000 e le 3500 parole. La scrittura a più mani e gli scambi interdisciplinari sono vivamente incoraggiati.

 

Contact: milieuxofdesire@gmail.com

Si prega di consultare qui le nostre regole di pubblicazione e politiche di valutazione

 

Deadline:

  • 1 settembre: data limite per l’invio degli articoli;
  • 1 settembre – 1 ottobre: valutazione dei testi;
  • 15 ottobre: invio delle schede di valutazione agli autori;
  • 15 novembre: data limite per l’invio dei testi corretti;
  • 15 dicembre: impaginazione;
  • 30 dicembre: pubblicazione del numero.

 

Il numero contiene: Maurizio Lazzarato, « De quelques “malentendus” à propos du désir »