di Marco Frigerio
In questa serie di immagini ho pensato di costruire, di assemblare una macchina visiva che traccia sia alcuni concatenamenti concreti e sia le loro punte di decodificazione: noi-non-più-noi, all’interno e all’esterno di questa macchina, molteplici entrate e uscite, il “dentro” della cabina delle fototessere che ci cattura come un calco politico, sociale, economico, ed il “fuori” di quella foto stampata che si che si intravede appena, chissà, forse la cartografia delle forze cosmiche e di deterritorializzazione che precipitano noi-non-più-noi verso i nostri divenire, il cortocircuito risultante di quel muro bianco su cui si imprimono i simboli delle istituzioni dello Stato ma che sono anche costantemente attraversati, assediati, “bucati”, dal piano di consistenza, dal rizoma, dal corpo senza organi, che lacera e esplode e ribolle e graffia e si fonde e urla dibattendosi con le istituzioni e lo Stato e identità e politica e sociale, noi-non-più-noi sopra e sotto la superficie, con la consapevolezza che non si può dare territorio senza deterritorializzazione, organismo senza corpo senza organi, stratificazioni senza piano di consistenza, blocchi senza linee di fuga, arborescenze senza rizoma, ed è su questi piani, tra questi cataclismi, che l’esistente e la vita si dipana e si consolida e diviene…
Marco Frigerio